È uno dei paradossi della finanza o, se preferite,una conseguenza dell'evoluzione dei modelli di business. Fatto sta che i titoli del comparto software and services, che una decina di anni fa erano accomunati nel grande calderone speculativo delle internet companies, adesso vengono considerati valori difensivi. Che oggi dovrebbero essere in un portafoglio azionario che vuole tutelarsi dalle turbolenze dei mercati.
D'altra parte l'andamento settoriale conferma la caratteristica difensiva. Da un anno, quando è partita l'onda ribassista sui mercati azionari, il settore software americano ha perso un po' più del 30%, circa il 10% in meno di Wall Street. E lo stesso è accaduto in Europa. Le grandi società che operano nel software ( Oracle, Microsoft e Sap) mostrano bilanci solidi, una buona capacità di generare cassa e ampie riserve di liquidità. In particolare il cash disponibile per Sap supera di oltre il 5% la capitalizzazione borsistica, mentre il livello è del 12% oltre la market cap per Microsoft e del 15% per Oracle. Un altro elemento fondamentale di giudizio, secondo una ricerca di Clariden Leu, è la sostenibilità delle entrate, specialmente in un periodo di rallentamento economico come quello che stiamo vivendo. «I produttori di software spiega lo studio da questo punto di vista sono ben messi». Le vendite ai clienti stabili sono cresciuti negli ultimi anni e ormai rappresentano più del 50% del fatturato, creando una buona base di business per i grandi gruppi che operano nel software.
Ovviamente «queste aziende non possono sfuggire alle conseguenze di un rallentamento dell'economia globale scrivono gli analisti di Clariden Leu Tuttavia un punto a loro favore è che le vendite di software crescono di più, rispetto ad altri settori, nei tempi di difficoltà e di sfida economica. Questo perché la spesa per il software cresce costantemente non solo in termini relativi, ma anche in rapporto al Prodotto interno lordo».
Dalla gestione amministrativa all'analisi dei mercati fino alla progettazione delle automobili, solo per citare qualche esempio, i software innovativi consentono di lavorare più facilmente e con maggiore produttività. «Questi investimenti osserva lo studio di Clariden Leu aumentano la produttività e favoriscono il taglio dei costi». Un elemento importante, specialmente nei periodi di recessione economica.
«Molte aziende, che stanno cercando di risparmiare un po' dappertutto, preferiscono rinviare l'acquisto di nuovo hardware piuttosto che ridurre i budget del software», osserva la ricerca. Quindi le prospettive di crescita, per i big del settore, appaiono sostanzialmente blindate. Il mercato oggi è sostanzialmente dominato da due colossi: Sap e Oracle realizzano, insieme, più del 50% delle vendite globali. E la quota sembra destinata ad aumentare.
Anche perché i gruppi in questione vantano un fortissimo pricing power. Lo si è visto all'inizio dell'anno, quando Sap ha aumentato i prezzi senza grossi problemi. Ovviamente, in un caso del genere, i clienti finali possono essere tentati di rivolgersi ad altri attori del mercato, in grado di praticare prezzi minori. Tuttavia, alla fine, sono poche le società che vogliono assumersi il rischio di investire in software senza avere la sicurezza di un'assistenza puntuale anche negli anni a venire.
«Quindi, in periodi di incertezza come quello attuale – conclude la ricerca di Clariden Leu –, i manager dell'Information
technology sono più propensi a rivolgersi ai big del settore». Per questo Sap e Oracle «sembrano destinati a emergere dalla crisi più forti e con una maggiore penetrazione di mercato».
